In ricordo di Gian

In molti hanno fatto tanto per una squadra di calcio. In pochi hanno fatto tutto quello che si poteva fare. Giuseppe Giannattasio, che è venuto a mancare oggi, è uno di questi. Da ragazzo, ai tempi della prima Virtus, è raccattapalle, e da giocatore milita nelle selezioni studentesche e nelle squadre minori, per poi essere titolare inamovibile nell’undici rossonero. Quindi diventa animatore di tornei rionali e intercomunali con tanto di testate locali ideate per raccontarne le vicende, e cronista di sport per i principali quotidiani regionali. In più occasioni viene inquadrato come dirigente nella società. Infine lo ricordiamo come primo storico a mettere nero su bianco le vicende di un club del quale è stato sempre un grande tifoso. Di più non si può.

Giannattasio si innamora del pallone con la Virtus di fine anni ‘20, quella che ricordava per la vittoria a Palermo e che riempiva gli spalti di Villa delle Rose. Sono tempi in cui avere una sfera di cuoio da scalciare è già una mezza impresa, e per compierla lui diventa uno dei ragazzini che si improvvisano raccattapalle. Appena ne ha la possibilità entra in campo: lancianese di Lancianovecchia (anzi, de lu Bastione!), la sua prima maglia è quella della squadra di quartiere: la Frentana, colori sociali giallo e rosso.

Si tratta di un undici di tutto rispetto in ambito cittadino, che si impone in diverse competizioni locali. «Forza Frentana / avete una mediana di valor / con Giannattasio / che gioca sempre da leon», recita una canzone dedicata ai giallorossi nell’Anteguerra. Quando Lanciano torna ad allestire una formazione competitiva, lui è tra quelli della Frentana chiamati a formare l’ossatura della squadra.

I ragazzi di Baccilieri: così viene ribattezzata quella nidiata di giovani leve di metà anni ‘30, quando in città si rivede qualcuno che abbia giocato a un certo livello, che viene a imparare qualcosa. A far fare un salto di qualità, insomma. L’esperienza in giro per l’Italia tra A e B di Giuseppe Baccilieri è determinante, e Lanciano nel 1939-40 torna in Serie C.

Della squadra che riporta la città nella terza serie nazionale Giannattasio è il centromediano. Per come si gioca allora, è più o meno una via di mezzo tra un libero difensivo e un regista di centrocampo: corsa e gambe per “francobollare” il centravanti avversario, forza e lucidità per rilanciare l’azione, scatto ed elevazione per andare a colpire di testa i palloni che vengono giù. Sono gli anni in cui si iniziano ad avere i numeri sulle maglie: il suo è il 5, quello del centromediano appunto. Pure quando nel 1940-41 Lanciano assembla una squadra di primordine imbottita di calciatori presi dal Nord, lui è ancora nella rosa.

Poi ci sono anche la guerra e il fronte, gli studi e l’incarico di professore al quale seguirà quello di preside, il matrimonio e tre figli. La passione per il calcio però non lo abbandona, anche quando, passata la tempesta del conflitto mondiale, depone gli scarpini. Nel 1946 Giannattasio non entra in campo nei ranghi della rinata Virtus, ma nonostante questo rimane sempre al fianco della squadra: come accompagnatore, dirigente, organizzatore di tornei, istruttore. Gian, come amava spesso firmare i suoi articoli, segue i rossoneri da cronista. E quando gli spazi dei giornali regionali gli stanno stretti, non esita a mettersi in proprio per raccontare le gesta dei suoi: una delle sue migliori intuizioni, nel 1953-54, è proprio Lanciano-Sport!

Questo grande patrimonio di racconti e di passione nel 1988 diventano il suo libro: «Lanciano, 70 anni di calcio». Formazioni, aneddoti, cronache, episodi emblematici fino al mitico spareggio di Latina, partendo da quella Virtus per la quale paradossalmente non ha mai giocato formalmente, perché la squadra non aveva questo nome quando è stato calciatore, ma che ha tifato e seguito fino alla fine.

Andrea Rapino

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