Quando sulla Pista si pensò di costruire il nuovo quartiere di Lanciano

Quando sulla Pista si pensò di costruire il nuovo quartiere di Lanciano




Il cosiddetto “central park” lancianese, e la sopravvivenza del campo sportivo, hanno potuto animare il dibattito politico cittadino perché esistono ancora. Oggi infatti diamo per scontato che nel centro di Lanciano ci sia un grande spazio verde da rimodellare, che però negli anni ’50 ha rischiato seriamente di scomparire. Infatti, nella discussione del Piano Regolatore, quando tra il 1951 e il 1956 era sindaco Guido Lotti, uno dei grandi nodi è proprio la trasformazione della “Pista” in terreno edificabile.

Sono gli anni dell’immediato Dopoguerra, quando Lanciano ha fame di cemento e di case, di scuole e di sedi di istituzione pubbliche. Si costruisce perciò nelle zone a ridosso del centro, che sono ancora periferia se non, in alcuni casi, aperta campagna. E si pensa di costruire un nuovo quartiere anche sull’area di Villa delle Rose: all’epoca, qui grossomodo finisce il centro urbano.




Si pensa di sfruttare ippodromo e terreno di calcio anche perché la Virtus Lanciano in questo periodo gioca al campo della Vittoria, dove ora c’è il tribunale, e già nel 1951 era stata deliberata la costruzione dello stadio ai Cappuccini. Le corse dei cavalli invece non attraversano un periodo di particolare splendore. Così la Pista sembra un buon buco da riempire, oltre che una zona edificabile strategica per legare il quartiere Fiera al Mancino.

In particolare è a cavallo tra il 1954 e il 1955 che il dibattito sul Prg viene dominato dalla costruzione di un nuovo quartiere sull’ippodromo. Le due principali forze politiche cittadine sono il Partito Repubblicano, che guida il fronte del sì, e la Democrazia Cristiana che è contraria. Nell’aula del consiglio comunale e sulle colonne della stampa locale infuria la battaglia.




L’Edera spinge per costruire sulla Pista case, locali commerciali e sedi di enti pubblici, tra cui quella della Provincia di Lanciano, per la cui istituzione viene presentato un progetto di legge proprio in questi anni. I repubblicani insistono in particolare sul fatto che si tratta di terreni di proprietà già pubblica, e quindi non saranno necessari espropri né risarcimenti a privati.

Invece i democristiani ritengono che per favorire lo sviluppo armonioso di Lanciano bisogna costruire altrove, e realizzare sull’ippodromo una piazza e un parco pubblico per legare i quartieri Fiera e Mancino. Su un altro punto sono invece d’accordo i due partiti: lo spostamento della linea ferroviaria della Sangritana, una proposta che peraltro non avrà mai seguito.




Il dibattito è talmente acceso che viene anche proposto un referendum, con voto riservato ai capifamiglia: la consultazione popolare tra gennaio e febbraio del 1955 sembra cosa fatta, ma a luglio l’idea viene accantonata. Alla fine, come tanti grandi progetti urbanistici a Lanciano, non se ne fa nulla: come fu per buona parte del primo Piano Regolatore di Sargiacomo, o per le grandi idee degli anni ’80 sulla Pietrosa.

Quel Piano Regolatore continua il suo iter tra una polemica e l’altra, ma l’ippodromo e il campo sportivo non vengono toccati. Anzi: presto vi tornano le corse ippiche, e per forza di cose pure le partite di calcio, perché lo stadio ai Cappuccini, tra un intoppo e l’altro, viene completato solo nel 1969, e nel frattempo comincia la costruzione del tribunale.

Nell’immagine in primo piano, una veduta panoramica della Pista negli anni ’80

Andrea Rapino

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