Omar, il faraone rossonero che sogna di riportare Lanciano in C

Omar, il faraone rossonero che sogna di riportare Lanciano in C

Intervista a Shipple, primo calciatore italoegiziano (come El Shaarawy) a militare nel Lanciano. Romano col mito di Totti, non vede l’ora di guardare dall’alto in basso chi ha snobbato la sua scelta di scendere di categoria

Shipple in campo con la maglia del Lanciano

Omar Shipple, partiamo dall’attualità: lei che ha padre egiziano e madre italiana come ha vissuto la recente qualificazione ai mondiali dell’Egitto di Hector Cuper?
«Diciamo che mi sento più italiano che egiziano, anche perché sono nato e vissuto a Roma. La qualificazione però mi ha reso orgoglioso: sono arrivate molte chiamate di parenti e amici dall’Egitto per festeggiare. Ci tengono molto, hanno vinto sette coppe d’Africa e finalmente, dopo 28 anni, possono tornare a partecipare ad un mondiale».

Segue il calcio egiziano?
«Non particolarmente, conosco le squadre più importanti ma nulla di più. Preferisco seguire la Serie A e, da buon romano, tifo Roma. Quest’estate sono rimasto deluso dall’addio di Mohamed Salah: era un fuoriclasse oltre che un mio “connazionale”».

Da osservatore “neutrale” come commenta l’attuale situazione della nazionale italiana e del calcio italiano in generale?
«Forse ai mondiali me toccherà tifà Egitto! (ride, ndr) Scherzi a parte, credo che in Italia si sbagli alla base: non è possibile che in un settore giovanile vengano valorizzati maggiormente i giocatori stranieri rispetto a quelli italiani. È chiaro che così si fa difficoltà a portare giocatori pronti in nazionale. Poi probabilmente Ventura manca di quel carisma necessario per guidare l’Italia in un mondiale».




C’è un idolo calcistico che prende come esempio?
«Troppo scontato: naturalmente Francesco Totti. È un grande uomo oltre che un fuoriclasse assoluto. Lo si critica perché non ha vinto tanto, ma secondo me la sua più grande vittoria è stata rimanere giallorosso a vita».

Passiamo alla sua carriera. Prima dell’approdo in rossonero ha vestito le maglie di Sulmona e Amiternina: come ricorda queste due esperienze?
«A Sulmona ho vinto il campionato, ed è stato ovviamente bellissimo. A Scoppito, con l’Amiternina, ci siamo salvati in maniera molto sofferta, e forse è stato ancora più bello che vincere il campionato».

All’Amiternina giocava con Mattia Di Vincenzo e Antonio Petrone: è stato influenzato da loro in questa scelta?
«Io e Antonio dopo aver giocato insieme siamo rimasti molto amici: la nostra è stata praticamente una trattativa parallela per venire qui a Lanciano. Sinceramente sarei venuto indipendentemente da lui, però avere amici in squadra è sempre bello. Mattia invece non sapevo che stesse qui, ed è stato un piacere ritrovare anche lui».

Shipple e Petrone festeggiano una vittoria nello spogliatoio dellAmiternina

C’è una partita che ricorda più di altre fino ad oggi?
«Amiternina-Castelfidardo: play out per la permanenza in Serie D, 120 minuti di sofferenza e adrenalina. Finì 1-1 e ci salvammo noi, una gara indimenticabile».

È da poco qui, ma è saltata subito all’occhio la sua grande duttilità tattica. In quale posizione preferisce giocare?
«In verità io “nasco” da esterno alto di sinistra. Le vicissitudini nelle varie squadre, però, mi hanno portato a giocare in tutti i ruoli della catena di sinistra in maniera indifferente. Mi adeguo a fare ciò che chiede il mister: finché indosso una maglia da 1 a 11 va sempre bene!».

Come commenta questi primi mesi in rossonero?
«Sono stupito sotto ogni punto di vista, a partire dai tifosi: un attaccamento che non avevo mai vissuto sulla mia pelle. Posso dire sicuramente di non essere affatto pentito della scelta che ho fatto. È stata una decisione venuta da dentro, appena è arrivata la chiamata del Lanciano non ho esitato un attimo ad accettare. Non sapevo neanche la categoria!».




Ha fatto un progetto per i prossimi anni? Punta a rimanere a lungo qui?
«Finché nun me cacciano io resto! (ride, ndr) Quando si decide di scommettere su sé stessi lo si fa per qualcosa di davvero importante. Noi tutti siamo arrivati qui ponendoci l’obiettivo di riportare nel giro di pochi anni il Lanciano tra i professionisti, e da questo si capisce la voglia che abbiamo di restare qui per riscrivere la gloriosa storia di questo club insieme. Poi ci sono anche stimoli esterni, come quello di voler smentire tutti quelli che hanno criticato aspramente questa scelta: non vedo l’ora di guardarli dall’alto al basso tra qualche anno».

In città si è ambientato? Frequentate qualche posto in particolare?
«Stiamo scoprendo Lanciano piano piano. Non usciamo spesso, ma quelle poche volte che lo facciamo respiriamo un’aria positiva: i tifosi fanno sentire la vicinanza anche in quelle occasioni. Durante le Feste di Settembre siamo usciti un po’ più di frequente e abbiamo visto Lanciano in tutta la sua bellezza».

Una chiosa sulla partita di Atessa: questa situazione in bilico tra prefettura e campo vi crea qualche grattacapo?
«Ci stiamo allenando come sempre. Venerdì teoricamente avremmo dovuto fare rifinitura dato che la data iniziale era sabato. Ora non si capisce bene cosa stia succedendo, ma noi ci siamo allenati bene, anche di più durante la sosta. Non ci crea problemi né a livello mentale né a livello fisico. Siamo pronti e concentrati per affrontare una partita dura contro una squadra partita bene in campionato. D’altro canto siamo consapevoli di aver iniziato altrettanto bene, e quindi non temiamo né un eventuale ambiente caldo né una squadra a quanto pare forte: possono essere solo una spinta a dare ancora di più per portare a casa i 3 punti».

Marco Abbonizio

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