Quell’anno che Lanciano costruì la squadra ad Alessandria

ac lanciano 1940 41
Una formazione del Lanciano 1940-41: gli “alessandrini” sono, in piedi da sinistra, il portiere Mornese (primo), Quarello (terzo), Cornelio (sesto); seduti Bocchio (terzo) e Lenzini (ultimo)

Lanciano non ha mai incontrato l’Alessandria in partite ufficiali: quella di questo secondo turno di Coppa Italia sarà una prima assoluta. Ma spulciando tra gli annali rossoneri si trova una stagione nella quale il nostro club ha avuto un rapporto strettissimo con la squadra piemontese. Correva il campionato 1940-41, e l’Ac Lanciano aveva appena rimesso piede nella terza serie nazionale, a dieci anni di distanza dal fallimento della Virtus. Il presidente Alberto D’Alessandro, per allestire una formazione competitiva, pescò a piene mani nel Nordovest, a partire dall’allenatore Enrico Migliavacca, ex ala destra e bandiera del Casale, che collezionò però qualche presenza in nazionale nel biennio in cui vestì la maglia del Novara. Con lui, in un modo o nell’altro, arrivarono una dozzina di giocatori di origini piemontesi, la maggior parte dei quali erano usciti proprio dal vivaio dell’Alessandria.

I grigi all’epoca erano infatti una squadra abituata a giocare ai massimi livelli del calcio italiano: dopo l’istituzione del girone unico nel 1929-30, erano rimasti rimasti in Serie A fino al 1937, e avevano addirittura disputato una finale di Coppa Italia persa col Torino nel 1936. Dalla fucina alessandrina negli anni ’20 erano venuti fuori Adolfo Baloncieri, capitano del primo Torino scudettato e della nazionale; Carlo Carcano, allenatore della Juventus del quinquennio d’oro; il due volte campione del Mondo Giovanni Ferrari. Arrivare da Alessandria all’epoca era insomma una presentazione di tutto rispetto.

E così, con il grigio nel curriculum, si presentano alcuni pilastri di quella squadra, a partire dal centravanti Giovanni Bocchio, che dopo gli esordi in Serie A nel 1932 si afferma come giocatore di categoria in Serie C, e a Lanciano diventa capocannoniere della squadra. Con Bocchio vengono ingaggiati altri alessandrini d’esperienza che da anni militano in C, che pure hanno fatto parto delle riserve dell’Alessandria e contano qualche presenza nella massima serie, quali i terzini Mario Contratti e Angelo Quarello, i mediani Ubaldo Coppo e Benvenuto Lagoglio, la mezzala Stefano Cornelio: tutti nati negli anni della Grande Guerra e svezzati calcisticamente nel quadrilatero piemontese. Ma il presidente D’Alessandro non manca di portare in rossonero anche qualche giovane promessa: nella rosa del Lanciano 1940-41 ci sono sono infatti il portiere Vittorio Mornese e il terzino Giuseppe Lenzini, che sono appena ventenni quando partono da Alessandria per raggiungere l’Abruzzo.

Quel Lanciano non è comunque una squadra di soli piemontesi, perché nell’undici rossonero trovano spazio fin dall’inizio giovani promesse locali come Mario Volpe, e in seguito Domenico Carnevale e Nicola Mastrangelo; ci sono alcuni tra i ragazzi abruzzesi più quotati al momento quali l’aquilano Italo Sion, il pescarese Aldo Brandimarte e il teramano Emidio Conti; giocatori d’esperienza come l’ex sulmonese Sergio Molinari e soprattutto Mario Zulli, lancianese che torna a Lanciano dopo un decennio di Serie C a buoni livelli. Era una squadra che per certi versi si potrebbe definire un modello per come erano miscelati abruzzesi emergenti, giovani di un vivaio tra i più rinomati in Italia, e giocatori d’esperienza di varia estrazione. Purtroppo quel Lanciano non ebbe la possibilità di esprimere tutte le proprie potenzialità, perché la guerra che incalzava costrinse diversi giocatori a partire per le armi, e la prime posizioni occupate nel girone di andata per i frentani presto diventarono un miraggio.

Redazione

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